Negli ultimi decenni, la biomassa legnosa ha guadagnato attenzione come fonte di energia rinnovabile, ma la percezione pubblica rimane fortemente divisa. In Italia, molte persone vedono ancora la biomassa come una fonte di energia inquinante, associata a un impatto negativo sull'ambiente e sulla salute pubblica.
Ma da dove nasce questa percezione? E come possiamo cambiare questa narrativa?
La storia dietro la diffidenza
Le radici della diffidenza verso la biomassa affondano in una combinazione complessa di fattori storici, culturali e sociali che hanno plasmato la percezione pubblica nel corso dei decenni.
Sin dai tempi antichi, il legno è stato una delle principali fonti di energia per il riscaldamento domestico e per la cottura dei cibi, ma il suo utilizzo era spesso associato a conseguenze negative per l'ambiente e la salute.
In molte comunità rurali, l'uso diffuso della legna come combustibile portava a livelli elevati di inquinamento dell'aria domestica, causando problemi respiratori e altre malattie legate alla qualità dell'aria, inoltre, l'abbattimento incontrollato degli alberi per la produzione di combustibile e legname da costruzione, ha contribuito a fenomeni di deforestazione, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi locali e la biodiversità.
Questi episodi storici hanno lasciato un'impronta indelebile nella memoria collettiva, creando una forte associazione tra biomassa e degrado ambientale.
Nella percezione comune, la biomassa è vista come una tecnologia del passato, legata a un'epoca in cui l'energia veniva prodotta in modo poco efficiente e con scarsi riguardi per l'ambiente.
Questo stigma culturale ha continuato a persistere anche in tempi più recenti, alimentato da un'informazione spesso incompleta o fuorviante riguardo alle innovazioni tecnologiche nel settore della biomassa.
Oggi, la transizione verso fonti di energia più pulite e moderne, come il solare e l'eolico, ha contribuito ulteriormente a relegare la biomassa in un ruolo marginale, percepita come una soluzione arretrata e inadeguata per affrontare le sfide ambientali del XXI secolo.
Questa visione è particolarmente diffusa in contesti urbani, dove la popolazione è meno esposta all'utilizzo diretto della biomassa e più incline a considerare soluzioni tecnologicamente avanzate come preferibili.
Per superare questa diffidenza storica e culturale, è essenziale un cambiamento di paradigma che riconosca i progressi fatti nella gestione sostenibile delle risorse forestali e nelle tecnologie di combustione della biomassa.
Solo attraverso un'educazione e una comunicazione efficace, che metta in luce i benefici ambientali e sociali di un utilizzo moderno e regolamentato della biomassa, sarà possibile modificare questa percezione radicata e promuovere un'adozione più ampia e consapevole di questa fonte di energia rinnovabile.
Preoccupazioni attuali: l'inquinamento
Una delle principali ragioni di diffidenza verso l'uso della biomassa legnosa, specialmente durante il XX secolo, è stata legata alle preoccupazioni per l'inquinamento atmosferico. La combustione del legno, soprattutto in dispositivi di vecchia concezione, produceva elevate quantità di fumo, fuliggine e polveri sottili e composti organici, come il Benzo(a)pirene, specialmente in aree critiche come il “bacino padano” e le valli montane che contribuivano all'inquinamento dell'aria e rappresentavano un rischio per la salute pubblica. In particolare, nelle aree urbane e industrializzate, l'uso di legna per il riscaldamento domestico era visto come un retaggio del passato, associato a povertà e a un basso standard di vita.
Efficienza Energetica e Concorrenza con i Combustibili Fossili:
Con l'affermarsi dei combustibili fossili, considerati più efficienti e facili da gestire, la biomassa legnosa venne percepita come una fonte di energia obsoleta e meno efficace.
La diffusione capillare del gas naturale, in particolare, offrì un'alternativa pulita e comoda, riducendo ulteriormente l'interesse per l'uso del legno. Questa percezione negativa si è radicata in molte società, alimentando la convinzione che il legno fosse un combustibile sporco, inefficiente e inadeguato per soddisfare le esigenze energetiche moderne.
Impatto Ambientale:
Negli anni '70 e '80, con la crescente consapevolezza ambientale e l’emergere del movimento ecologista, la combustione della biomassa legnosa è stata spesso associata alla deforestazione e alla distruzione delle foreste. Questo ha ulteriormente rafforzato le diffidenze verso l'impiego del legno come combustibile, poiché veniva visto come una minaccia per gli ecosistemi naturali e la biodiversità.
Superare le diffidenze con la nuova tecnologia di combustione
Le soluzioni per ridurre le emissioni inquinanti, derivanti dall'uso del legno come fonte energetica, devono essere basate su una comprensione approfondita del problema, che non è il legno in sé, ma il modo in cui viene utilizzato, in particolare il livello di qualità e tecnologia degli impianti in cui viene convertito in energia utile. È essenziale che gli operatori del settore e le istituzioni pubbliche collaborino per sviluppare soluzioni efficaci, basate su tecnologie avanzate come la combustione a due stadi e i filtri elettrostatici.
Queste tecnologie consentono di ottenere una combustione quasi completa, riducendo drasticamente (NZEB = Nearly Zero Emission Biomass Boilers) le emissioni di inquinanti come le polveri sottili, la fuliggine e il catrame, che sono dannosi per la salute umana. La riduzione delle emissioni è particolarmente importante nelle aree critiche come il bacino padano e le valli montane, dove la qualità dell'aria è già compromessa.
Le differenze nelle emissioni dipendono dal tipo di biocombustibile utilizzato e dalla tecnologia di combustione impiegata. Per esempio, i sistemi automatici alimentati a cippato o pellet, grazie alle loro caratteristiche di combustione stabile e uniforme, emettono meno inquinanti rispetto agli apparecchi manuali.