Dalle piante, indipendentemente dal fatto che la biomassa si decomponga, diventi cibo o sia bruciata, viene rilasciata sempre la stessa quantità di CO2 precedentemente assorbita. Per questo la biomassa viene considerata NEUTRA dal punto di vista della CO2.
Con i combustibili fossili, invece, le cose non stanno così, poiché questi, ogni anno, immettono nell'atmosfera 8 miliardi di tonnellate di carbonio.
Il ciclo naturale del carbonio è di 120 miliardi di tonnellate di carbonio. Se riuscissimo a utilizzarne solo il 5% per la bioenergia potremmo eliminare gradualmente carbone, petrolio e gas.
In questo la GESTIONE DELLE FORESTE può aiutarci; infatti più del 40% della fotosintesi che avviene nel mondo ha luogo qui e rappresenta la nostra più importante fonte di energia rinnovabile. Gestendo le risorse boschive e la filiera del legname in modo sostenibile secondo il modello europeo il 10% del ciclo naturale del carbonio nelle foreste viene reso utilizzabile per l'uomo.
Quando il legno viene raccolto, i rami più sottili e le radici restano in foresta, il legno di qualità inferiore viene destinato alla produzione di energia trasformato in trucioli o legna da ardere usati prevalentemente a livello regionale.
Il legno industriale viene trasformato in polpa, cartone o carta ma il sottoprodotto della lavorazione genera ancora scarto legnoso con cui produrre energia rinnovabile. Il legno più pregiato, il cosiddetto legname da sega, viene trasformato in prodotti durevoli così il carbonio resta "intrappolato" a lungo nel legno.
È questo il PRINCIPIO DI USO A CASCATA DEL LEGNO. Da ogni metro cubo di legno utilizzato nella produzione vengono ricavati da 6 a 10 m3 di prodotti secondari nelle segherie e nella filiera di lavorazione del legno. Tutto il legno che non si decompone restando inutilizzato può aiutarci a rimpiazzare i combustibili fossili, dannosi per il clima.
Fonte: AIELagroenergia